Communicating cultural heritage



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Alunni dell’Istituto 

Magistrale “Laura 

Bassi” in divisa, 

schierati nel cortile 

della palestra nel 1933 

(Archivio del Liceo 

“Laura Bassi”)

“Laura Bassi” si assiste ad una fase di grande espansio-

ne: nel 1930-1931 gli iscritti sono 515 tra Corsi inferiori 

e superiori; nel 1932-1933 sono 977; e poi via via in 

crescita fino ai 1587 iscritti nel 1937-1938, di cui un 

terzo maschi. Anzi, l’utenza è così numerosa che la sede 

di via Sant’Isaia n. 35 non è più sufficiente, e dal 1932 

la scuola viene a occupare anche alcuni locali in via 

Sant’Isaia n. 18, e alla fine degli anni ’30 anche in via 

Riva Reno n. 118.

Del ventennio fascista gli 

Annuari, i libri, le riviste, i 

Registri generali, le circolari e le fotografie conservate 

nell’archivio della scuola fanno emergere gli eventi abituali 

e quelli occasionali, e conservano i nomi e perfino alcuni 

volti di chi lavorò e studiò nell’Istituto “Laura Bassi”. 

I cerimoniali della dittatura appaiono intridere con la 

loro retorica e con le loro divise numerosi momenti 

della vita della scuola: l’inaugurazione solenne dell’anno 

scolastico, la celebrazione congiunta della marcia su 

Roma e della vittoria nella prima Guerra Mondiale, la 

commemorazione annuale della fondazione dei Fasci 

di combattimento, la propaganda per l’iscrizione degli 

alunni all’Opera Nazionale Balilla (O.N.B.) e la consegna 

solenne delle tessere, i cicli di lezioni di cultura fascista... 




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Non mancano accoglienze solenni alle personalità 

politiche in visita: ad esempio il 4 giugno 1934 il 

segretario federale del partito Fascista fu ricevuto dai 

giovani, che rivestono le loro divise dell’O.B., schierati nel 

cortile della palestra e dai loro professori (...), presentati 

dal Preside che porge ai gerarchi il saluto della scuola.

Ma altre iniziative, meno marziali, punteggiano l’anno 

scolastico, interrompendo il corso ordinato delle lezioni 

quotidiane, nelle classi e nei laboratori: numerosi concer-

ti anche al Teatro Comunale; visite didattiche ai Musei 

cittadini; e gite scolastiche, non solo a Roma e alla 

Mo-

stra della Rivoluzione fascista (nel 1933), ma anche sui 



colli bolognesi, dall’alto dei quali l’intera scolaresca, nelle 

foto che la ritraggono, sembra ancora sorriderci.

Il 31 gennaio 1935, però, l’ombra della guerra – amman-

tata di retorica bellicista – inizia ad allungarsi sulla scuo-

la: s’inaugurano infatti, per gli studenti maschi, i corsi di 

Cultura militare, tenuti da militari di carriera e finalizzati 

all’

educazione integrale dei giovani dell’Italia fascista. 



Alle giovani allieve l’Italia fascista chiede invece di essere 

future spose operose e madri competenti, se nel 1935 

nelle stesse ore (di Cultura militare) le alunne seguiranno 

lezioni di cucito e negli anni successivi di Puericultura. 

Ma una più grave discriminazione era alle porte.

L’Istituto Magistrale in 

gita sui colli bolognesi. 

Foto degli anni ’30 

(Archivio del Liceo 

“Laura Bassi”)




intr

o

1860-



1880

micr


ostorie

tr

a ’800 e ’900



1915-

1918


anni ’20 e ’30

1940-


1945

oggi


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1938: le leggi razziali

nell’Istituto “Laura Bassi”

19

Del grande abominio delle leggi 



razziali, che colpì anche l’Istituto 

“Laura Bassi”, restano negli archivi 

del Provveditorato tracce di vergo-

gnosa banalità: circolari ministeriali 

insistenti, repliche scolastiche ina-

dempienti, telegrammi sollecitanti, 

risposte zelanti...; insomma tutta una 

ridondante burocrazia, un po’ retorica 

e un po’ meschina, che – a partire 

dalla circolare n. 12336 del Mini-

stero dell’Educazione Nazionale del 

9 Agosto 1938 – vi traspare nell’atto 

di tessere le sue imposizioni, le sue 

costrizioni e le sue delazioni attorno 

alle vite del personale di razza ebraica, 

sia esso 

di ruolo e non di ruolo, inse-

gnante e non insegnante, comunque in servizio presso 

i dipendenti uffici, istituti e scuole, di qualsiasi ordine e 

grado (Circolare n. 14106 del Ministero dell’Educazione 

Nazionale, del 17 agosto 1938). 

Il notevole sforzo di schedatura, così ostinatamente per-

seguito, si traduce infine in prospetti riassuntivi redatti 

dalle scuole: quanti di padre ebreo; quanti della comunità 

israelitica; quanti di religione ebraica; quanti convertiti e 

quando; quanti di madre ebrea; quanti di coniuge ebreo. 

Comunicazione 

dell’Istituto Magistrale 

“Laura Bassi” al R. 

Provveditorato agli 

studi di Bologna, in 

data 14 settembre 

1938, a proposito dei 

professori di razza 

ebraica

 in servizio 



presso la scuola (Ar-

chivio di Stato di 

Bologna)



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Quanti e soprattutto chi: 

chi verrà allontanato dal 

servizio e posto in con-

gedo. Obbligatorio.

Anche la segreteria 

dell’Istituto “Laura Bassi” 

invia il suo foglietto 

dattiloscritto, che decide 

le sorti di: Neppi Giulio, 

docente di Italiano e 

Storia in servizio presso 

la scuola dal 1932-1933; 

Valabrega Cesare, insegnante di pianoforte dal 1927-1928 

e grande animatore dei concerti dell’Istituto; Supino 

Olga, incaricata anch’essa di pianoforte dal 1934-1935. 

Tutti, peraltro, oggetto negli anni precedenti della massi-

ma stima, come si evince dagli Annuari della scuola. 

Analoga sorte di espulsione colpisce anche gli studenti 

ebrei dell’Istituto che non poterono appigliarsi alle ecce-

zioni di legge: Dina Rossi, che si sarebbe dovuta iscrivere 

all’ultimo anno, e che nel 1939 può sostenere l’esame di 

abilitazione magistrale solo da privatista; Liliana Siniga-

glia, che torna tutti gli anni a sostenere gli esami, fino al 

diploma nel 1942; sua sorella Silvana, che nel 1938 aveva 

12 anni e che si presenterà anch’essa ogni anno come pri-

vatista, senza però arrivare a conseguire il diploma a causa 

dell’occupazione nazista dal settembre 1943; e Cesare 

Carpi, che ritroviamo partigiano della 7a Brigata Modena.

Non fu espulsa dall’Istituto (veniva da Mantova), anzi ne 

fu accolta come privatista all’esame di abilitazione per 

l’a.s. 1940-1941, anche Lucia Ventura, poi tra le vittime 

bolognesi della Shoah: in fuga dopo l’8 settembre del 

’43, fu infatti catturata a Firenze insieme alla madre 

e al nipotino e deportata ad Auschwitz, dove morì nel 

novembre dello stesso anno. 

Unica consolazione: nonostante le sollecitazioni del Mi-

Telegramma del Mini-

stero al Provveditorato 

di Bologna, in data 

5 ottobre 1938, che 

sollecita perentoria-

mente la trasmissione 

delle schede razziali 

(Archivio di Stato di 

Bologna)



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