Jaap Mansfeld et al. Ja ap m a n sf



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Massimo Pulpito

 

 

filosofica che ‘no serious metaphysician should want to adopt’ (38): quello che lui 



chiama ‘the aping Melissus’ (223) – e colui che sarebbe stato ‘scimmiottato’ è evi-

dentemente Parmenide – avrebbe ideato argomenti che ‘involve fallacies of equivo-

cation so that his conclusions do not follow’ (224). Per questo, la filosofia di Melisso 

secondo Palmer non sarebbe che una ‘perverse deformation of Parmenides’ serious 

metaphysical vision’, e come avrebbero poi capito filosofi seri come Platone e Ari-

stotele, egli non sarebbe altro che ‘a basically crude and negligible thinker when 

compared to the more profound Parmenides’ (224). Nel recente saggio dedicato 

all’epistemologia nel pensiero presocratico

19

, Calenda, in un capitolo espressamente 



intitolato ‘Gli equivoci di Melisso’, lo bolla come ‘imitatore poco sottile’ (265), la 

cui esposizione è ‘contorta’ (273), il cui ‘testo favorisce proprio il genere d’equivoci 

che hanno fatto apparire assurda la posizione eleatica’ (282), dalle ‘tipiche incon-

gruenze’ (289), in cui è ‘inutile cercare un rigore logico’ (292), le cui ‘dimostrazioni 

non richiedono il difficile sforzo di astrazione necessario per comprendere la pro-

fondità dei versi parmenidei; sono perciò più accessibili, e il fatto che manchino di 

rigore e portino a conclusioni assurde ne rende più agevole la critica’ (297); in-

somma, a lui si deve ‘un eleatismo sommario […] totalmente privo di senso’ (298). 

In un precedente volume della stessa collana Eleatica a cui appartiene il libro qui 

introdotto (2013)

20

, Gemelli Marciano ha scritto: ‘Una traccia di interpretazione de-



viante del testo parmenideo si ritrova solo in Melisso che è però di Samo e non è 

affatto un allievo di Parmenide come lo rappresenta la tradizione peripatetica, ma 

semplicemente un superficiale esegeta’ (273). 

Rispetto a Parmenide e Zenone, dunque, Melisso appare davvero come l’ultimo 

tra gli Eleati, se non per ragioni cronologiche (data l’incertezza della cronologia di 

tutti i protagonisti dell’eleatismo), quantomeno da un punto di vista assiologico: un 

personaggio minore, una comparsa, comunque il meno interessante, il meno ammi-

revole (l’ultimo, appunto) degli Eleati. 

Ma questa carrellata di considerazioni al limite dell’ingiurioso, seppure sinto-

matica, resta solo una semplificazione. In realtà, il quadro esegetico è ben più com-

plesso. 

O forse il primo 

Non sono mancate voci dissonanti. Tra gli specialisti che si sono occupati diret-

tamente di Melisso (e non quindi inserendolo in un quadro storiografico più gene-

rale) più volte, e sempre più spesso, si è assistito a un tentativo di revisione dello 

schema aristotelico, fino ad una piena rivalutazione del filosofo. Come ha scritto uno 

dei protagonisti di questa operazione revisionista: ‘tutti i tentativi fatti, o che si fac-

ciano, per un ridimensionamento qualsiasi degli antichi filosofi sono subordinati al 

                                                            

19

 G. Calenda, Epistemologia greca del VI e V secolo a.C. Eraclito e gli Eleati, Roma 2011. 



20

 M.L. Gemelli Marciano et al.Parmenide: suoni, immagini, esperienza. Con alcune considerazioni 



‘inattuali’ su Zenone, a cura di L. Rossetti e M. Pulpito, Sankt Augustin 2013. 


Lo Straniero di Samo

 

 



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grado di scarto di cui riusciamo ad essere capaci nei confronti di Aristotele’



21

. Com’è 


noto, da tempo (perlomeno da Cherniss

22

 in poi) la storia della filosofia antica sta 



giustamente mettendo in discussione la dossografia aristotelica. Eppure, come si è 

visto, nella maggioranza dei casi il giudizio della storiografia classica è stato ‘pilo-

tato’ dalla presa di posizione aristotelica, pedissequamente ripetuta come un mantra. 

In questo caso, poi, il quadro è meno lineare di quel che appare. È vero, infatti, che 

Melisso ha subito il trattamento che abbiamo detto, ma è significativo che Platone 

non avesse avuto verso il Samio il medesimo atteggiamento.  

Nel Teeteto (183e), ad esempio, allorché Socrate pronuncia la celebre descrizio-

ne omerica di Parmenide quale ‘venerando e terribile’, Platone fa precedere a questo 

giudizio un riferimento a Melisso: è vero che qui propone una comparazione tra i 

due (e tutti coloro che credono che l’universo sia uno e immobile) certamente non 

favorevole a Melisso, ma lo fa in un modo che è tutt’altro che insultante per quest’ul-

timo. Socrate, infatti, dice che per quanto possa provare rispetto verso Melisso e gli 

altri che sostengono le medesime cose, il timore di trattarli grossolanamente, che egli 

ha, è sempre minore rispetto a ciò che prova per il solo Parmenide. Il che però vuol 

dire che egli rispetta e teme Melisso. E infatti in questo passo compare il termine 

φορτικῶς, che però, a differenza che in Aristotele, non sta a indicare la rozzezza di 

Melisso, ma quella di chi a lui si accosta: come dire che grossolano è il modo di 

trattare un filosofo di tal fatta. Non è un caso, del resto, se nello stesso dialogo (180d) 

Platone parli al plurale di Μέλισσοί τε καὶ Παρμενίδαι: non solo Melisso precede 

Parmenide, ma i due sono distinti. Melisso non rientra nel novero dei Παρμενίδαι, 

ma, seppure affiancato a Parmenide, possiede una propria personalità filosofica. In 

tutto questo non c’è traccia di spregio.  

Se poi si volge l’attenzione anche ad altri documenti che testimoniano la rice-

zione dell’eleatismo tra il V e il IV sec., ci si accorge non solo che negli sporadici 

riferimenti a Melisso non si assiste ad una sottovalutazione analoga a quella poi ma-

nifestata da Aristotele, ma che per un certo periodo è stata proprio la dottrina di 

Melisso a offrire le chiavi di lettura dell’intera stagione eleatica. E ciò rende il caso 

Melisso meno semplice di quel che poteva apparire ad un primo sguardo. 

Senza rifiutare la vulgata melissiana, la presa d’atto di tale complessità è stata 

sintetizzata con chiarezza in anni recenti da Ferrari

23

:  


Il destino di Melisso, l’ultimo e il meno noto dei rappresentanti della scuola eleatica, è 

davvero curioso: il suo scritto Sulla natura (Περὶ φύσεως ἢ περὶ τοῦ ὄντος) non può certo 

vantare la forza evocativa e la potenza concettuale del poema di Parmenide o la sotti-

gliezza dialettica degli argomenti di Zenone e neppure può esibire il carattere dirompente 

                                                            

21

 R. Vitali, Melisso di Samo: sul mondo o sull’essere. Una interpretazione dell’eleatismo, Urbino 



1973, 311. 

22

 H. Cherniss, Aristotle’s Criticism of Presocratic Philosophy, Baltimore 1935. 



23

 F. Ferrari, ‘Melisso e la scuola eleatica’, in L. Breglia e M. Lupi (a cura di), Da Elea a Samo. Filosofi 



e politici di fronte all’impero ateniese, Atti del Convegno di Studi di Santa Maria Capua Vetere (4-5 

giugno 2003), Napoli 2005, 85–94. 




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