12
Massimo Pulpito
avviene, lo si marginalizza, concedendogli solo poche righe o addirittura non men-
zionandolo affatto. Non stupisce quindi che Albertelli, nel suo volume del 1939
5
,
emettesse questa lapidaria sentenza: ‘il pensiero occidentale può fare tranquilla-
mente a meno di Melisso di Samo’ (213). Dopo più di due millenni Melisso conti-
nuava quindi ad essere giudicato ἀφετέος, proprio come aveva sancito Aristotele. In
realtà, quel che Albertelli decretava, aveva già trovato attuazione nella storiografia
filosofica moderna. Già Brucker nella Historia Critica Philosophiae (Leipzig 1742)
trattando De Secta eleatica
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dedicava dieci pagine a Parmenide, cinque pagine a Ze-
none, e tra questi due riservava una sola pagina a Melisso, con
la seguente giustifi-
cazione: ‘Nihil in his est, quod non Parmenideam metaphysicam sapiat, et ibi expli-
catum sit’ (1167). Dal canto suo Eberhard nella Allgemeine Geschichte der Philoso-
phie (Halle 1788), libro in cui compare per la prima volta l’espressione ‘vorsokrati-
sche philosophie’, poi canonizzata nell’uso sostantivato che ne farà Diels più di un
secolo dopo, sfrutterà le poche righe assegnate a Melisso per ricordare che Aristotele
lo giudicava ἀγροικότερος (91). Nelle hegeliane Vorlesungen über die Geschichte
der Philosophie pubblicate postume a Berlino nel 1833,
tra le dieci pagine per Par-
menide e le ben ventisei pagine per il ‘dialettico’ Zenone, si trova solo una pagina e
mezza per Melisso (anche qui per buona parte riservate alla testimonianza aristote-
lica). Nell’inedito trattatello nietzscheano Die Philosophie im tragischen Zeitalter
der Griechen del 1873, Melisso, a differenza di Parmenide e Zenone, non è nem-
meno menzionato. Non stupisce, quindi, se ancora nel 1935 (quattro anni prima della
‘sentenza’ di Albertelli) Capelle tralasciasse del tutto Melisso nella sua raccolta dei
frammenti dei Vorsokratiker
7
.
Quel che è avvenuto nella stagione gloriosa della storiografia tedesca ci dà l’idea
di quale fosse il quadro generale della ricezione moderna dell’opera di Melisso. Ma
più della marginalizzazione, sono indicativi i giudizi espressi sul Samio, che talvolta
superano in durezza le già aspre valutazioni aristoteliche. Zeller
8
ebbe a dire di lui:
‘Er erscheint neben Parmenides und Zeno nur als ein Philosoph zweiten Rangs’
(444)
9
. In un articolo del 1880
10
non ostile a Melisso, Franz Kern mostrava il livello
di disprezzo, per certi versi inconsapevole, verso il Samio a cui la critica contempo-
ranea era giunta; commentando la posizione di Brandis
11
sulla presunta e spesso
riaffermata confusione melissiana tra infinità spaziale e infinità temporale, egli scri-
veva incisivamente: ‘Zeitliche und räumliche Existenz geradezu mit einander zu ver-
5
P. Albertelli, Gli Eleati, testimonianze e frammenti, Bari 1939 (ora Milano 2014).
6
Tomus primus, Pars II, Lib. II, Cap. XI.
7
W. Capelle, Die Vorsokratiker. Fragmente und Quellenberichte, Stuttgart 1935.
8
E. Zeller, Die Philosophie der Griechen in ihrer geschichtlichen Entwicklung, Tübingen 1856.
9
Lo storico, tuttavia, aggiungeva: ‘aber doch immerhin als ein für Seine Zeit achtungswerther Denker’
(ibid.).
10
F. Kern, ‘Zur Würdigung des Melissos von Samos’, in Festschrift des Stettiner Stadtgymnasiums zur
Begrüssung der XXXV. Versammlung Deutscher Philologen und Schulmänner, Stettin 1880, 1-24.
11
C.A. Brandis, Commentationes Eleaticae: Xenophanis Parmenidis et Melissi doctrina e propriis phi-
losophorum reliquiis veterumque auctorum testimoniis, Pars prima, Altona 1813, 202.
Lo Straniero di Samo
13
wechseln, das heisst ja nicht eine philosophische Unklarkeit sich zu Schulden kom-
men lassen, nicht einen logischen Fehler begehen, sondern für die simpelsten Men-
schengedanken sich ganz unfähig zeigen’ (15). Nelle sue lezioni universitarie sulla
filosofia greca tenute a Clermont-Ferrand, Bergson ebbe a dire che ‘Mélissos n’est
pas un philosophe original. Il a développé la doctrine des Éléates dans le sens maté-
rialiste’ (180)
12
; e questo per il filosofo francese non era certo un complimento. Em-
blematiche le parole con cui Theodor Gomperz
apriva il paragrafo dei suoi Griechi-
sche Denker
13
dedicato al filosofo di Samo: ‘Melissos ist das enfant terrible der Me-
taphysik. Das naive Ungeschick seiner Fehlschlüsse plaudert manch ein Geheimnis
aus, das die Kunst seiner verfeinerten Nachfolger sorglich zu hüten verstanden hat’
(149). Reinhardt, dal canto suo, nel suo fondamentale Parmenides
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dichiarò: ‘ich
halte Melissos für einen Dilettanten’ (110). Lo stesso Albertelli, nel già citato vo-
lume, lo definì figura ‘tenue e smilza’ (211), riducendolo a un mero ‘frutto fuori
stagione’ (213), e comunque ‘pensatore elementare’ (231). Per Guthrie, che dedica
a Melisso alcune pagine della sua celebre storia della filosofia greca
15
, il filosofo
samio si caratterizza per la sua preferenza verso una ‘explicit, pedestrian, and some-
times wearisomely repetitive argumentation’ oltre che per una certa ‘verbosity’
(103); alcuni improvvisi passaggi logici sono tipici della ‘irritating form of Melis-
sus’s argumentation’ (104). Il punto più evidente della sua debolezza, come già vide
Aristotele, è la deduzione dell’infinità dell’essere, e questo nonostante Melisso pos-
sedesse ‘excellent arguments’ a favore dell’unità dell’essere – ma eccellenti perché
‘inherited from Parmenides’ (106): quanto all’infinità, ‘this he attempted to prove,
unfortunately for our good opinion of him, in ways which show him to have been
still capable of a rather primitive confusion of thought’ (106).
Anche in tempi più recenti, nei quali si è assistito a un rinnovato e crescente
interesse verso i frammenti di Parmenide, a Melisso sono stati rivolti giudizi severi
in merito alla degradazione a cui egli avrebbe sottoposto il pensiero del maestro di
Elea. Nel 1988
16
Matson scrisse che Melisso può essere definito ‘only an Eleatic by
courtesy’ (331): egli è ‘notoriously a sloppy logician’ (332). In un articolo del 1999
intitolato significativamente ‘Una tragedia filosófica: del ‘se es’ de Parménides al
Ser-Uno de Meliso’
17
, Cordero qualifica il Samio come una ‘débil caricatura’ (284)
di Parmenide: il passaggio dell’‘è’ parmenideo all’‘Uno’ melissiano sarebbe ‘no sólo
ilegítimo sino también abusivo’ (287). Nell’importante libro del 2009 su Parmenide
e la filosofia presocratica
18
, Palmer ha scritto che quella di Melisso è una posizione
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Si tratta del Cahier noir, redatto da uno studente anonimo, che riporta le lezioni tenute da Bergson
nel 1884-1885. La citazione è tratta da H.-L. Bergson,
Cours sur la philosophie grecque, Paris 2000.
13
T. Gomperz,
Griechische Denker.
Eine Geschichte der antiken Philosophie, Leipzig 1896.
14
K. Reinhardt, Parmenides und die Geschichte der griechischen Philosophie, Bonn 1916.
15
W.K.C. Guthrie, A History of Greek Philosophy. Vol. II: The Presocratic Tradition from Parmenides
to Democritus, Cambridge 1965, 101-118.
16
W.I. Matson, ‘The Zeno of Plato and Tannery Vindicated’,
La Parola del Passato 43 (1988), 312-
336.
17
In Revista Latinoamericana de Filosofía 25 (1999), 283-293.
18
J. Palmer, Parmenides and Presocratic Philosophy, Oxford 2009.