stati 31.000, di cui 17.858 maschi e 13.142
donne (43,4%). I motivi dell’ingresso sono stati:
famiglia 54,0%, lavoro 40,9%, studio 0,8%,
asilo e motivi umanitari 0,8%, altri motivi 3,5%.
Questi motivi presentano una notevole differen-
ziazione di genere. I motivi di famiglia incidono
per il 79,8% sulle donne e per il 35,1% sugli uo-
mini, mentre i permessi per lavoro incidono per
il 59,5% sugli uomini e per il 15,6% sulle donne.
Quanto alla durata, i nuovi permessi si pos-
sono ripartire in tre categorie: fino a 6 mesi
(3.943, 12,7%), tra i 6 mesi e i 12 mesi (11.172,
36,0%) e oltre 12 mesi (15.885, 52,2%).
Tra i nuovi ingressi sono inclusi anche 3.296
lavoratori stagionali, di cui 2.743 sono uomini
(83,2%). Tra i marocchini nuovi venuti l’81,5%
ha meno di 40 anni. Tra le marocchine nuove
venute quelle con meno di 40 anni incidono
solo per il 77,9% e hanno ottenuto il soggiorno
per la prima volta 1.837 marocchini ultrases-
santenni (nel 63,1% dei casi donne) che, evi-
dentemente, sono genitori chiamati dai familiari
già residenti in Italia.
Nel 2012 i nuovi venuti provenienti dal Ma-
rocco sono stati 21.109, con un’incidenza fem-
minile del 50,0%. La classe di età più
rappresentata è stata quella compresa tra i 18
e i 24 anni (38,2%), seguita dalla classe 30-44
anni (35,3%). Come per l’anno precedente, si
segnala la presenza di 1.117 ultrasessantenni
giunti in Italia per motivi familiari. Oltre la metà
dei nuovi venuti non è sposata (10.090), mentre
i coniugati sono pari a 8.487.
Tra le tipologie di permesso di soggiorno più
ricorrenti si rilevano i motivi familiari (14.260), il
lavoro subordinato (5.273). Vi sono, inoltre,
2.208 cittadini marocchini nuovi venuti in
quanto familiari di cittadini dell’UE oltre a 1.818
lavoratori stagionali.
Gli effetti della crisi:
i permessi scaduti e non più rinnovati
Le ricadute della crisi sono state più pesanti
sui progetti di vita degli immigrati non ancora ti-
tolari di un permesso di soggiorno di durata il-
limitata. Essi sono stati più penalizzati perché
più esposti alle fluttuazioni economiche, assunti
con contratti a termine o esposti a licenziamenti
selettivi, coperti solo parzialmente dagli am-
mortizzatori sociali e familiari e, quindi, con un
più forte incremento di disoccupati nel loro in-
terno. A fronte di questa situazione si è ipotiz-
zato che molti abbiano lasciato l’Italia, almeno
temporaneamente, per rientrare nel proprio
Paese o recarsi in un altro. Questo andamento
ha riguardato, ovviamente, anche il Marocco.
Nel 2012, sono venuti a cessare per i ma-
rocchini, senza più essere rinnovati, 28.502 per-
messi di soggiorno, dei quali 13.980 per lavoro,
mentre gli altri sono stati in prevalenza concessi
per ricongiungimento familiare. A risentire mag-
giormente di questo andamento sono stati gli
uomini, inseriti per lo più nell’industria, il settore
maggiormente in crisi. Tuttavia, l’incidenza per-
centuale dei permessi scaduti è stata più bassa
rispetto alla media nazionale e ciò sta a signifi-
care una maggiore capacità di tenuta. Questo
si spiega con i rapporti di lavoro più duraturi in-
Breve storia dell’immigrazione marocchina in Italia
13
PARTE INTRODUTTIVA
ITALIA. Nuovi ingressi e totale della presenza di marocchini: motivi del soggiorno (2012)
Lavoro
Famiglia
Studio
Altro
Totale
Nuovi Ingressi
5.273
14.260
192
1.384
21.109
%
25,0
67,6
0,9
6,6
100,0
Totale Presenze
270.058
243.574
1.031
2.483
517.146
%
52,2
47,1
0,2
0,5
100,0
FONTE: Elaborazioni Centro Studi e Ricerche IDOS su dati Ministero dell!Interno/Istat/Eurostat
staurati dai marocchini e la maggiore percen-
tuale di permessi di soggiorno a tempo indeter-
minato.
Da tempo a livello sociale era stata richia-
mata l’estrema problematicità della situazione
degli immigrati non comunitari in questo lungo
periodo di crisi e, finalmente, la legge 92 del
2012 proposta all’approvazione dal Governo
Monti, all’art. 4, comma 30, ha portato a 12
mesi il periodo a disposizione dei disoccupati
per trovare un altro lavoro regolare, evitando
così che la perdita del posto di lavoro costitui-
sca un motivo di revoca quasi immediata del
permesso di soggiorno al lavoratore non comu-
nitario e, di riflesso, ai suoi familiari. Se l’appro-
vazione di questa modifica fosse stata più
tempestiva sarebbe stato dimezzato il numero
di quelli che hanno perso il diritto al soggiorno
in Italia.
Anche nel periodo 2007-2012, malgrado la
crisi, è stato elevato il ritmo d’aumento dei sog-
giornanti marocchini, aumentati del 25,0% (da
388.084 nel 2007 a 517.146 nel 2012).
I marocchini, attestatisi al di sopra del
mezzo milione, sono la seconda comunità di
immigrati dopo quella romena (circa il doppio).
Essi incidono per quasi la metà sulla presenza
africana e la superano in diverse regioni e in nu-
merose province, dove arrivano a incidere per i
tre quarti sulla presenza di quel continente.
Da un confronto tra i permessi di soggiorno
rilasciati agli immigrati marocchini in Italia, ri-
spettivamente nel 2001 e nel 2012, risulta che
nell’arco di un decennio i permessi di soggiorno
per lavoro sono diminuiti dal 67,4% al 52,2%,
e tuttavia si è determinato il raddoppio dei la-
voratori dipendenti (270.058 nel 2012). Di con-
verso, i motivi per famiglia sono diventati
243.574 (incidenza del 47,1%, quasi venti punti
percentuali in più rispetto a 10 anni prima).
Nel 2011 36.664 marocchini, sia in prove-
nienza dall’estero sia già residenti in Italia e
giunti al 15° anno di età, hanno ricevuto per la
prima volta il permesso di soggiorno (incidenza
del 7,1% sui soggiornanti) e 315.388 sono tito-
lari di soggiorno di lungo periodo (61,4%). Nel
2012, i 323.893 lungosoggiornanti censiti rap-
presentano, invece, il 62,5% dei cittadini ma-
rocchini titolari di permesso di soggiorno. I
nuovi ingressi, infine, sono scesi a 21.109.
Prospettive sul futuro
La collettività marocchina è stata fin dagli
anni ‘70 tra i principali protagonisti del feno-
meno migratorio in Italia e, da poche migliaia di
residenti che contava nel decennio successivo,
è arrivata a superare il mezzo milione. Tutto la-
scia intendere che la crescita continuerà, per-
ché la tendenza all’insediamento stabile è
attestata da diversi indicatori (ricongiungimenti,
aumento delle famiglie, matrimoni, cittadinanza,
acquisto della casa).
Questi flussi recenti riportano al nostro pas-
sato, quando gli italiani sono stati un popolo di
immigrati in quasi tutti i Paesi del mondo, anche
nel Marocco. Questo è avvenuto in misura mas-
siccia dalla fine dell’Ottocento alla prima metà
degli anni ’70 del secolo scorso e, in misura più
contenuta, i flussi continuano ancora oggi e
coinvolgono giovani, persone al seguito di
aziende e figure specializzate. Non è escluso
che questi nuovi flussi si dirigano maggior-
mente anche verso il Marocco e, anzi, è auspi-
cabile uno scambio più intenso tra i due Paesi.
Le seconde generazioni non sono contrarie
all’integrazione nella cultura italiana, purché ciò
non comporti la perdita della propria, e perciò
preferiscono parlare di doppia appartenenza cul-
turale e non di omologazione e assorbimento,
impostazione che sarebbe di pregiudizio a iden-
tità nuove e originali. I giovani marocchini si
sentono italiani al 50% (apprezzano dell’Italia
l’apertura mentale, la storia, l’arte, la cultura, la
cucina, senza però sottacere un clima di diffi-
denza e di pregiudizio) e per l’altra metà si sen-
tono marocchini (e del proprio Paese
apprezzano i valori d’origine e il modello etico).
La dimensione culturale è una prospettiva
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Breve storia dell’immigrazione marocchina in Italia
PARTE INTRODUTTIVA