intr
o
1860-
1880
micr
ostorie
tr
a ’800 e ’900
1915-
1918
anni ’20 e ’30
1940-
1945
oggi
47
Microstorie (1):
sentimentalismi,
amorose corrispondenze e duelli
13
I materiali degli archivi storici, le relazioni e i verbali
costituiscono una documentazione straordinaria per la va-
rietà di argomenti trattati, e offrono uno spaccato di vita,
non solo scolastica, che illumina sulla società del tempo e
le mentalità prevalenti. Quelle che qui raccontiamo sono
solo alcune delle moltissime
microstorie possibili.
Nella sua relazione al
Signor Provveditore sull’anno sco-
lastico 1861-1862, l’insegnante di Calligrafia nonché con-
duttrice del convitto, Signora Enrica Bignami, scrive:
I
portamenti in genere delle convittrici non offrirono titoli a
gravi sconci, con alcune eccezioni. La Medea Masini (sic;
in realtà l’alunna si chiama Basini)
è da rimproverarsi per
la sua leggerezza di testa, ed anche per un certo desiderio
di matrimonio, il che la rendea molte volte inquieta. Avea
la debolezza di affettare sentimentalismo, e a quest’uopo
portava alla cintura una specie di cilicio, che stringeva a
modo da soffrirne il fisico. Ripresa di questo sconcio, ed
esortata a correggerlo, rispondeva di far ciò per devozione,
e non per altro fine mondano; ma invece dalla confidenza
da essa fattane ad alcune sue compagne si conosceva
che usava di questo espediente per acquistare un colorito
pallido, con che, elle dicea, sarebbe meglio incontrata
nel genio degli uomini. La Medea Basini cessò di vivere,
come si legge nel
Registro di iscrizione e di ammissione,
il 20 gennaio del 1864, forse per
consunzione, cioè per
48
tubercolosi, male “del secolo” che colpì, tra tanti, anche
varie alunne della Scuola Normale: una morte da eroina
della letteratura e del melodramma per la pallida, senti-
mentale Medea?
Sempre nel 1861-1862 l’alunna Virginia Zamboni
intraprese un’amorosa corrispondenza, e perché questa
non fosse scoperta, usava ricevere lettere sotto il nome
della donna, che era al servizio del Convitto. Non tardò
la riferente ad iscoprire la cosa; prima licenziò la donna,
perché non si rinnovasse un tale disordine; quindi chiamò
a sé la Zamboni e tanto le disse e sì la persuase che poté
ottenere da lei l’abbandono del concepito amore.
Sentimentalismi e amori
proibiti si ritrovano ancora dieci
anni dopo, e con più clamorose
conseguenze. Nel 1872, infatti,
l’alunna Angela Damiani Mol-
lica, convittrice e frequentante
la scuola preparatoria,
fu dalla
pubblica voce indicata quale
occasione di un duello tra il
padre adottivo, l’ex garibaldino
Cav. Gian Maria Damiani, e
un luogotenente dell’esercito.
Il duello fece notizia anche
sulla stampa cittadina, infatti il
«Monitore di Bologna» del 17
dicembre 1872 riporta:
Duello.
Ieri mattina alle ore undici fuori
porta Santo Stefano ebbe luogo
uno scontro alla pistola fra il signor G.M.D., cavaliere
dell’ordine militare di Savoia, uno dei Mille di Marsala, ed
il signor C.B., luogotenente dell’esercito di guarnigione in
questa città. Assistevano il primo il conte X ed il marche-
se X, l’altro due luogotenenti dell’esercito. Le condizioni
Ritratto del Cav. Gian
Maria Damiani – uno
dei Mille di Marsala
e
padre adottivo di un’al-
lieva convittrice della
Scuola Normale – che
a causa della ragazza
nel 1872 sfidò a duello
un luogotenente della
guarnigione cittadina
(Museo civico del
Risorgimento di
Bologna)
49
del duello erano gravissime: a dieci passi quattro colpi
per ciascuno. La giustificazione di tali estreme condizio-
ni è certamente nelle cause che provocarono il duello.
Quantunque però vi sia stata tenacità di propositi, poiché
le condizioni vennero completamente esaurite, non si
hanno a deplorare luttuose conseguenze.
Quali le cause dello scontro? Certamente contatti troppo
ravvicinati tra la ragazza e il luogotenente. In effetti dai
verbali del Consiglio direttivo (in data 19 e 26 dicembre
1872) apprendiamo che il padre, evidentemente messo in
sospetto e temendo accordi tra i due giovani, magari fa-
voriti da qualche intermediario, già qualche tempo prima
del duello si era presentato a scuola e aveva chiesto se
nel convitto
la cameriera di una casa avesse parlato qual-
che volta colla figliola sua da sola. Nei verbali la direzione
nega che ciò sia avvenuto, ma, poiché
le relazioni della
Damiani col luogotenente (quantunque non se ne potes-
sero definire i limiti) c’erano pur state, invita il cavaliere
a ritirare la figlia dal convitto, per il buon nome
che non
gli può mancare, se vuol pur rispondere a quanto esige la
natura e il fine della sua istituzione. A questo invito, però,
il padre, si oppone:
Non aver fatto la figliola sua cosa che
menomamente la rendesse indegna di appartenere all’isti-
tuto, che tutto si riducesse ad un colloquio avuto alla
presenza della stessa sua cameriera coll’ufficiale con cui
egli ebbe il duello, durante una passeggiata fuori le porte
della città; e mostrandogli una lettera dove l’ufficiale l’as-
sicurava sul suo onore, che egli non aveva mai cercato di
condurre la giovinetta a cosa che si disdicesse a persona
da bene... Ma perché allora sarà avvenuto il duello? Forse
solo per il
carattere focoso ma franco e leale del cava-
liere? In ogni caso, poiché l’espulsione avrebbe
nuociuto
troppo più alla reputazione della ragazza che non avesse
fatto l’interpretazione data al duello, la giovinetta, che
non aveva mai dato luogo a lagnanza; docile, amata da
tutti, viene riammessa.
Dostları ilə paylaş: |