Rivoluzione: Russia, 1914-1917



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Guerra, impero, rivoluzione: Russia, 1914-1917
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Sono in molti, nello schieramento progressista, democratico e in parte anche 
socialista, coloro che considerano la partecipazione della Russia alla Prima guerra 
mondiale come una preziosa opportunità per dare vita a una moderna comunità 
nazionale e attuare un’autentica trasformazione in senso democratico del paese. 
Soprattutto nelle prime fasi del conflitto il patriottismo sembra dunque accomu-
nare governo e opposizione, propaganda ufficiale e opinione pubblica: è questo 
il contesto nel quale matura «la definizione della Prima guerra mondiale come 
Grande, Patriottica, Nazionale»
73

Frequente nei primi mesi di guerra è il richiamo alle principali esperienze 
belliche ottocentesche russe, la guerra contro Napoleone del 1812, e in minor 
misura la guerra di Crimea del 1853-55 e la guerra russo-turca del 1877-78. L’im-
piego dell’espressione Otečestvennaja vojna (guerra patriottica), tradizionalmente 
riferita al 1812, anche nelle varianti «Seconda guerra patriottica» e «Grande guer-
ra patriottica»
74
, si fonda proprio sull’analogia con l’esperienza di mobilitazione 
nazionale contro l’aggressione napoleonica, evocata innanzitutto dal Manifesto 
di proclamazione della guerra letto dallo zar il 2 agosto dal balcone del palazzo 
d’Inverno innanzi a una folla entusiasta, nel quale l’appello a difendere la madre-
patria era ricalcato su quello rivolto ai russi da Alessandro I nel 1812. 
Così recita, sotto un titolo a caratteri cubitali, l’editoriale di «Russkoe slovo»:
La Germania ha attaccato (…) manifestando un odio implacabile per la Russia e per 
tutto ciò che è russo. Ci attende una spietata guerra razziale. Gli sconfitti saranno an-
nientati (…) come nazione, e tutta la loro cultura cancellata (…) Come cento anni fa al 
popolo russo toccherà combattere una seconda guerra patriottica
75

Anche il giornale conservatore «Novoe vremja», con gli accenti che gli sono 
propri, ricorre alla stessa analogia: «questa non è una semplice guerra (…) è la 
lotta tra due mondi (…) Saremo uniti come un sol uomo, saremo come nella 
73
 «Velikaja, Otečestvennaja, Narodnaja», in E. Senjavskaja, Psichologija vojny v XX veke, cit., p. 
198.
74
  L’espressione «Grande guerra patriottica», come è noto, è poi passata alla storia ed è ancora 
oggi utilizzata in Russia per definire la Seconda guerra mondiale combattuta dall’Unione So-
vietica. 
75
  Vtoraja otečestvennaja vojna. Velikij podvig, in «Russkoe slovo», 20 luglio 1914.


Capitolo I.  La Russia nella Prima guerra mondiale
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guerra del 1812 (…) questa è la seconda guerra “patriottica” (…) è la difesa delle 
basi stesse della nostra patria»
76
.
L’espressione otečestvennaja vojna per lo scrittore Leonid Andreev è sinonimo 
di narodnaja vojna, vale a dire guerra di popolo, guerra nazionale: come tale essa 
si applica a tutti i paesi coinvolti nel conflitto
77
. Il settimanale illustrato da lui 
diretto, «Otečestvo», recita nel sottotitolo «Cronache illustrate della guerra po-
polare», definita anche come «grande guerra di liberazione». Invece D. Muretov 
critica i giornali russi per il ricorso frequente a questa espressione: egli identifica 
il concetto di guerra patriottica con quello di guerra per la sopravvivenza, per il 
diritto all’esistenza, e ritiene perciò, nell’aprile 1915, che possa applicarsi in senso 
proprio solo a paesi che hanno fronteggiato una massiccia invasione del territorio, 
come la Serbia e il Belgio. Definisce piuttosto la guerra russa come una guerra 
«nazionale o storico-nazionale» (nacional’naja ili istoričeskogo-nacional’naja)
78

Con convinzione invece E. Trubeckoj si adopera a spiegare, nella publičnaja 
lekcija per il Comitato «Guerra e cultura» tenuta nel novembre 1914 a Mosca, 
Pietrogrado e Saratov, il «significato spirituale» della guerra in corso, così diversa 
dalla «infelice guerra» contro il Giappone, caratterizzata dal dominante senti-
mento di «estraneità tra esercito e popolo»
79
. La «grande guerra europea» può 
essere definita anche «grande guerra patriottica» perché dopo la rivoluzione del 
1905 «la Russia ha compiuto un enorme passo in avanti nell’autoconoscenza e 
nella autocoscienza». Il principe attribuisce grande importanza alle pur tormen-
tate e insoddisfacenti riforme costituzionali, e istituisce una significativa con-
nessione tra cittadinanza e mobilitazione bellica: «adesso noi partecipiamo alla 
guerra come cittadini responsabili del nostro Stato, mentre nei giorni della guerra 
con il Giappone ci sentivamo solo irresponsabili qualunquisti e spettatori (…) 
Per compiere atti eroici, il combattente deve sentirsi cittadino»
80
. Egli sostiene 
76
  Pered bor’be, in «Novoe vremja», 20 luglio 1914.
77
  L. Andreev, Vojna, in «Otečestvo», 1, 2 novembre 1914. Nel concetto rientra sovente anche 
l’accentuazione dell’elemento panslavo, come si vede ad esempio in I. Jasinskij, che definisce il 
conflitto «una narodnaja vojna nel senso pieno della parola», con ciò intendendo che si tratta 
di una guerra chiamata a porre fine all’aggressione pangermanista, che «può e deve raddrizzare 
l’asse del mondo slavo incurvato dai tedeschi», in I. Jasinskij, Istorija i značenie nemeckago nati-
ska na vostok, in «Birževye vedomosti», 4 agosto 1914.
78
  D. Muretov, Pravda našej vojny, cit., p. 175.
79
  E. Trubeckoj, Otečestvennaja vojna i eja duchovnyj smysl’, Moskva, T-va I.D. Sytina, 1915, 
pp. 6, 10.
80
  Ivi, p. 11.


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