ampia, che privilegia i temi di più immediato interesse per la generalità dei lavoratori, dal titolo di
soggiorno ai ricongiungimenti, dalle disposizioni sui lavoratori dipendenti a quelle per gli operai
qualificati e gli imprenditori, dagli studenti ai ricercatori universitari: insomma, un panorama a tutto
campo, che va dall’arrivo in Italia fino all’eventuale ritorno in Marocco.
Prima ho accennato ad aspetti problematici della nostra comunità, di cui molti sono legati alla
condizione di irregolarità, che inizia sotto la copertura dei trafficanti di manodopera, interessati al
loro tornaconto finanziario piuttosto che alle aspettative e ai diritti delle persone trasportate, e con-
tinua con un soggiorno in Italia che, non fruendo della protezione delle leggi, espone a catene ma-
lavitose o, comunque, relega in una posizione di emarginazione. Questa Guida enfatizza la legalità,
la rete protettiva del sistema normativo, il contatto con le istituzioni, la solidarietà del mondo sociale,
insomma, un inserimento come persone titolari di dignità e di diritti, con la conseguente possibilità
di farli valere.
Sappiamo tutti che il piano ideale e quello pratico non coincidono perfettamente e che spesso
la realtà è molto lontana dalla configurazione che dovrebbe prevalere in una visione razionale delle
cose. Questo progetto, che viene svolto con il supporto dei due Paesi interessati e con il sostegno
di autorevoli rappresentanze delle rispettive società civili, senz’altro sarà in grado di assicurare un
contributo affinché si riduca questo divario così che la mobilità umana appaia più chiaramente
come un indicatore qualitativo di un fruttuoso contatto tra i nostri due popoli e i nostri due Paesi e,
più in generale, tra le due sponde del Mediterraneo. In gioco non c’è solo la tutela del lavoratori mi-
granti ma anche lo sviluppo più soddisfacente dei nostri Paesi e un intreccio più intensivo anche a
livello culturale. Rispetto a questo fondamentale obiettivo, assolutamente indispensabile per una
migliore comprensione tra i popoli, il fenomeno migratorio, nonostante la sua impressionante di-
mensione quantitativa, ha esplicato finora un’efficacia molto limitata rispetto alle sue potenzialità.
Lavorando bene, il futuro potrà essere molto più promettente di risultati. Il Marocco è decisa-
mente orientato in tal senso e si augura che progetti come quello attuale vengano continuati e in-
crementati da parte italiana.
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Una Guida e l’impegno di due Paesi
PARTE INTRODUTTIVA
L’immigrazione
dei marocchini verso
l’Italia è successiva a quella registrata nel
periodo delle grandi migrazioni dirette nel
Centro e nel Nord Europa. Il turno dell’Italia
come Paese di immigrazione inizia solo dopo
la crisi petrolifera del 1973 e le politiche
restrittive adottate dai Paesi europei d’immi-
grazione (concretizzatesi nell’accordo di Schen-
gen del 1985 e quindi nello “spazio Schengen”,
che ha inteso facilitare la circolazione intraco-
munitaria e controllare maggiormente i movi-
menti dall’esterno). Dalla metà degli anni ‘70
l’Italia ha iniziato a diventare un Paese di im-
migrazione alternativo a seguito di questi fattori:
diminuzione della sua emigrazione verso l’estero,
legislazione più flessibile, redditi comunque
più elevati rispetto all’altra sponda del Medi-
terraneo, spazi residuali di lavoro e anche con-
dizioni climatiche più favorevoli.
È stato detto che il Marocco sia stato per
l’Europa quello che il Messico è stato e conti-
nua a essere nei confronti degli Stati Uniti (il
paragone è di Pierre Vermeren in Le Maroc en
transition, La Découverte, Paris, 2002). Nei
confronti dell’Italia questo parallelismo può va-
lere solo per il periodo tra gli anni ’80 e ’90,
mentre successivamente si riscontra un note-
vole policentrismo migratorio, in provenienza
da diverse aree del mondo e in misura massic-
cia dall’Est Europa.
Le varie fasi della presenza
Volendo riassumere l’evoluzione della pre-
senza marocchina in Italia, si può dire che gli
anni ’70 hanno rappresentato la fase iniziale
dell’insediamento, gli anni ‘80 quella del con-
solidamento, gli anni ’90 quella della ricompo-
sizione familiare con la venuta delle donne e la
nascita dei figli. A partire dagli anni 2000 fino
alla fase attuale si riscontra una problematicità
dovuta non solo all’andamento economico ma
anche alla difficoltà, da parte degli italiani, di
accettare in pieno le prospettive di definitiva in-
tegrazione degli immigrati.
I primi marocchini, venuti in Italia negli anni
’70, insediatisi prima nelle regioni meridionali e
poi spostatisi verso il Nord, sono stati quelli
senza qualifica e senza lavoro, spinti dalla di-
sperazione. Si è trattato di venditori ambulanti
(di tappeti e altri prodotti artigianali), lavavetri,
braccianti e piccoli agricoltori, spesso anche di
una certa età, costretti all’esodo dai problemi
creati dalla siccità nelle loro terre e dai nume-
rosi debiti contratti: una volta venuti in Italia, ne
hanno richiamati altri secondo la dinamica ben
nota delle catene migratorie. Sono stati quasi
sempre maschi soli, o perché ancora non spo-
sati o, se sposati, con le famiglie rimaste in pa-
tria. A questo proposito, non può non colpire il
soprannome che tutt’oggi viene dato a qualun-
que venditore ambulante per strada che sia
esso senegalese, bengalese o altro, per l’im-
maginario italiano costui è “il marocchino”, a
testimonianza di quella che era effettivamente
la prima occupazione dei marocchini.
Negli anni ’80, i flussi hanno iniziato a pro-
venire non più solo dalle campagne ma anche
dalle città (e quindi con protagonisti dal livello
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PARTE INTRODUTTIVA
Breve storia dell’immigrazione
marocchina in Italia